lunedì 20 febbraio 2012

UN PAESE INTOLLERANTE


Me ne sto chiuso in cella, non sono neanche andato a fare due passi all’aria, come di solito faccio. È troppo caldo, e poi ho un esame molto importante la prossima settimana. Sullo scrittoio il libro è aperto a pagina 379, capitolo 29: La libertà dei moderni. Costant, Tocqueville, John Stuart Mill, pensatori politici che tra il Settecento e l’Ottocento si sono dedicati prevalentemente all’impegno politico, nella teoria ma anche nella pratica. Mill diventa addirittura deputato. Egli ha scritto un pamphlet sulla libertà che consiglierei a tutti di leggere. On Liberty, che egli scrive insieme alla moglie Harriet Taylor, è un elogio alla libertà, contro il conformismo delle creatività individuali, sintomo del depauperamento della libertà d’opinione. La società, pensa Mill, non può interferire con la sfera d’azione individuale, a meno che non ci siano le condizioni che lo giustifichino. Questo principio di non intervento statale in tutte le sfere della società civile è sacrosanto. B Russel, già nel 1951 diceva che l’importanza del saggio sulla libertà di Mill sta nel fatto che la causa che sostiene ha avuto poco successo, perché c’è molta meno libertà oggi di quanta ce ne fosse ai tempi di Mill. Non si può certo dire che le cose oggi siano cambiate, anzi. Ciò che più fa paura è quella che Tocqueville chiamava la tirannia della maggioranza, ma non quella della maggioranza parlamentare, ma la tirannia dell’opinione pubblica, cioè la tendenza della società a imporre come regole di condotta le proprie idee e usanze a chi dissente, ostacolando in questo modo qualsiasi individualità discordante, costringendola a conformarsi al modello predominante.
Questo processo mi fa venire in mente il progetto del Panopticon di Bentham, di cui tutti i sociologi del carcere e non solo, ne sono a conoscenza. Tale progetto, ideato nella seconda metà del Settecento, era una prigione-modello in cui il guardiano aveva la facoltà di vedere a colpo d’occhio tutto quello che succedeva; una prigione circolare dove un guardiano era nella posizione di controllare tutte le celle disposte concentricamente intorno ad una torre centrale, attraverso un sistema che rendeva invisibile il guardiano che vedeva tutto. Secondo Bentham, essere incessantemente sotto gli occhi del guardiano significava perdere la capacità di fare del male. Se sostituiamo al guardiano l’opinione pubblica ci accorgiamo che la stessa cosa sta avvenendo oggi, cioè la democrazia è andata sempre più degenerando a scapito delle libertà individuali. Il moderno dominio dell’opinione pubblica, seppur in forma disorganizzata, sta portando di fatto ad un dispotismo della maggioranza che sopprime il conflitto e il dissenso tra diversi punti di vista che sono garanzie di una società aperta.
La libertà di opinione e di espressione e, quindi, di dissenso, sono essenziali alla crescita della conoscenza, e individuale, e collettiva. Il pensiero unico, a cui sembra guardare molta parte della società civile, ingannata da un messaggio mediatico mistificante, è la causa principale di molti atteggiamenti intolleranti verso il diverso, l’innovatore, lo straniero. Il nostro è divenuto ormai il paese dei divieti per chi dissente o per chi non assimila i valori e la morale dominanti. Un paese intollerante, insomma.

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