lunedì 20 febbraio 2012

IL CARCERE NON E' UN'ENTITA' METAFISICA...


Di emergenza carceri si parla ormai da moltissimi anni ma poco è stato fatto per invertire la tendenza di un carcere sempre più affollato e sempre meno garante dei diritti delle persone private della libertà personale. Non solo, in una situazione del genere la dignità delle persone viene lesa continuamente, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto.
Le posizioni politiche dei vari gruppi parlamentari ed extra parlamentari sono più che mai lontane tra di loro da far credere che la questione dell'esecuzione della pena sia una problematica che appartiene a pochi, o solo a coloro che ne sono coinvolti direttamente. Ma non è così. Il carcere è parte integrante della società, è parte della città, del territorio, malgrado negli ultimi anni si siano costruiti alle periferie delle città, quasi a voler nascondere le brutture che la struttura si porta dietro. L'affermazione secondo cui "il grado di civiltà di un paese si misura in base alla vivibilità delle sue prigioni" non è retorica e neanche demagogia.

Per arrivare al punto che mi sono prefissato è opportuna una piccola introduzione all'argomento.
L’origine delle moderne istituzioni penitenziarie risale all’epoca dell’illuminismo, quando il carcere comincia a divenire lo strumento principale per colpire i trasgressori della legge penale. Va però rilevato che in precedenza il carcere era già esistente, anche se la prigione non era considerata come sanzione penale, ma come luogo dove chiudere debitori morosi o detenuti politici affinché non si sottraessero al giudizio. Grazie a fermenti illuministici (C. Beccaria in particolare con il libro "Dei Delitti e Delle Pene") il carcere e la pena sono messi al centro dell'attenzione della politica e dell'opinione pubblica. In sostanza, da Beccaria in poi, i pensatori illuministi sottolineano l’esigenza di pene che tengano conto dei principi umanitari, di precetti e sanzioni uguali per tutti i destinatari dell’ordinamento, di certezza del diritto, di limitare il potere arbitrario del Sovrano. Malgrado siano trascorsi circa 250 anni dal saggio di Beccaria (1764), quest'opera è quanto mai attuale perchè sono cambiate le istituzioni, ma le pene continuano ancora ad essere indegne di un paese civile: all'epoca Beccaria criticava con veemenza le pene corporali, oggi il suo saggio dovrebbe ritornare ad essere la base su cui fondare un nuovo ordine della pena che sia "dolce" " breve" e "certa" perchè solo in questo modo si potrà sperare per una maggiore sicurezza per tutti i cittadini e raggiungere un grado più alto di giustizia.

Si ha la sensazione, però, che Beccaria sia stato dimenticato, anzi oggi il carcere è rimasto l'unica modalità di esecuzione della pena, malgrado ci siano leggi, come la Gozzini, che prevedono altri tipi di pena. Non solo, ma il carcere ormai è sempre più una "discarica sociale" (forse per questo vengono costruiti fuori città nei pressi delle discariche di rifiuti solidi urbani) in quanto vi trovano posto quelle figure sociali ai cui bisogni e alle cui criticità la società non trova risposta adeguata.
Ciò è dovuto principalmente a ciò che Loïc Wacquant definisce «il grande internamento» delle fasce più deboli della società che ha preso il via dalle politiche di zero tollerance negli Stati Uniti d’America in nome della sicurezza delle città, “ma al prezzo di un internamento di larghe, larghissime quote di popolazione appartenenti all’area del disagio, della marginalità e, più genericamente, della povertà”. Alla spesa pubblica sempre più crescente non ha fatto seguito un altrettanto pronto investimento sulla popolazione detenuta, né sulle fasce sociali più svantaggiate. Anzi questa “bulimia carceraria”, come la definisce Wacquant, è stata causata dalla stretta repressiva attuata nei confronti della piccola delinquenza e dei tossicodipendenti, quasi tutti provenienti dalle fasce precarizzate della classe operaia e, in special modo, dalle famiglie del sottoproletariato di colore.
Chiaramente queste persone non sono detenute per il semplice fatto di essere tossicodipendenti, donne o extracomunitari. Sono detenute perché hanno commesso un reato o perché poste in custodia cautelare conseguentemente ad una imputazione. Rimane il fatto che il carcere è diventato sempre più lo strumento principale per contrastare quelle forme di disagio che “condizionano la commissione del reato”. Come dice Margara, la crescita dell'area della detenzione è frutto della crescita dell'area della detenzione sociale.
Tale crescita ha subito una grave accelerazione principalmente a causa di tre interventi legislativi: la Bossi-Fini, la ex Cirielli, la Fini-Giovanardi. La Bossi-Fini (che ha introdotto tra l’altro il reato di clandestinità) è del 2002 ma la sua applicazione ha dato “il botto finale” nel 2005: gli ingressi nel corso del 2005 di detenuti nelle carceri italiane sono aumentati da 82.275 (nel 2004) a 89.887, ma gli ingressi degli italiani sono diminuiti, “mentre gli stranieri spiegano da soli l’aumento complessivo” (da 32.249 sono saliti a 40.606). La ex Cirielli ha un duplice effetto. Da un lato, riduce per i recidivi l’applicazione della legge Simeone (cioè la sospensione dell’esecuzione della pena in attesa di misura alternativa) e quindi, aumenta le entrate in carcere, dall’altro lato, sempre per i recidivi esclude o ritarda l’applicazione delle misure alternative e, quindi, diminuisce le uscite. La Fini-Giovanardi, “varata in modo indecente ricorrendo ad un decreto legge di cui non ricorrevano i presupposti e blindata con la fiducia nella fase di conversione in legge”, equiparando le droghe leggere alle droghe pesanti, ha di fatto penalizzato “una parte importante di chi usa stupefacenti e che in precedenza veniva soltanto segnalato alle prefetture”. È chiaro che, riprendendo Beccaria, se si continua ad aumentare la quantità delle norme che prevedono la pena detentiva (sono più di 35.000) «si aumenta il numero dei trasgressori ma non migliorano le condizioni della giustizia e della convivenza civile».
D'altra parte, studi autorevoli come quello compiuto dai ricercatori dell'Associazione Antigone su richiesta dello stesso Ministero della Giustizia e ricerche come quella del professor G. Torrente, hanno messo in luce che le misure alternative alla detenzione in carcere riducono in modo consistente il pericolo di recidiva con maggiore vantaggio per la sicurezza dei cittadini.

Tiriamo le fila: le politiche penali che si sino perseguite fino ad oggi sono fallite, e questo lo dicono tutti i dati. La criminalità non è dimunita, le carceri scoppiano e la gente è sempre più insicura e legittimamente chiede più sicurezza. I numerii non mentono, si dice, ma se è vero perchè si continua a perseguire il modello della tolleranza zero? Forse perchè non si vuole risolvere il problema. Se è vera questa risposta, l'unica motivazione è che la criminalità e il carcere sono funzionali alla politica. Avere criminalità per le strade del Paese fa il gioco della politica perchè dal punto di vista elettorale il tema della sicurezza paga. Anzi, si cerca di alimentare insicurezza attraverso i mass media, mostrando e ri-mostrando immagini cruente, magari andandole a ripescare in archivio, parlando e stra-parlando di fatti delittuosi, magari con l'aiuto di qualche pseudoscienziato idoneo per tutte le occasioni televisive. Insomma, è inutile pernderci in giro, girarsi dall'altra parte quando si tratta di parlare di carceri e carcerati o spostare l'attenzione dell'opipnione pubblica su argomenti più ludici e meno interessanti non regge più. Non regge più perchè le persone ammassate come rifiuti in un luogo che non è trasparente e dove le persone muoiono in situazioni strane non ne possono più. Avanti di questo passo se la politica continua a non rispondere alle urla silenziose (silenziose perchè nessuno le sente) che provengono dall'altro lato della luna, la disperazione sarà così straripante che darà seguito a manifestazioni di protesta impossibile da tenere nascoste.
Chiudo con un breve brano di Ota De Leonardis: Il carcere non è un'entità metafisica sempre esistita ed inevitabile, è stato costruito dagli uomni e dagli uomni puo essere abbattuto o modificato.

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